Star Wars Aftermath: in Missione con Han Solo

Ora che Star Wars: Aftermath è uscito in tutte le librerie moltissimi fan lo staranno già leggendo proprio in questo momento… ma ci teniamo a fare un ulteriore regalo a tutti i nostri lettori: un estratto in esclusiva, con protagonista il mitico Han Solo!

Han compare brevemente nel romanzo, ma sappiamo che lo aspetta una grande impresa nel prossimo futuro… scoprite dove sta volando il Millennium Falcon!

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Le stelle si allungano in filamenti di luce che scorrono nel buio intorno al Millennium Falcon, mentre la nave penetra nell’iperspazio.
Tra una smorfia e l’altra, Han Solo si sta grattando la barba che non si fa da una settimana e che gli prude da morire.
Chewie lo indica e ruggisce.
“Sì, sì, lo so che ora sembro un vero contrabbandiere. Se mela facessi crescere un altro po’, finirebbero per scambiarmi per te”, replica con un sogghigno.

Il Wookiee borbotta una risposta. “Rilassati, amico. Non succederà mai. Tu sei una specie di albero coperto di peli”.
Chewie si appoggia al sedile del secondo pilota, con i filamenti di luce che si riflettono nei suoi occhi. Si annoia. E i Wookiee annoiati sono pericolosi. Durante il loro soggiorno nell’ultimo sistema in cui sono stati – Ord Mantell, nell’Orlo Intermedio – Chewie ha lavorato al sistema di navigazione del Falcon, in cerca del guasto che stava compromettendo l’iperguida.
Alla fine era riuscito a risolvere il problema, ma al contempo le armi avevano smesso di funzionare… e loro se n’erano accorti soltanto dopo che erano stati attaccati da un terzetto di predoni stellari Krish. Se la sono filata per il rotto della cuffia, ma le piastre del vettore e i pannelli repulsori sono rimasti bruciacchiati nello scontro.

In ogni caso, ad Han piace sempre viaggiare insieme a Chewie. Gli mancano Leia e Luke – persino Lando, anche se non lo ammetterebbe mai a voce alta – ma essere lì col suo migliore amico gli ricorda quando era più giovane. Quando erano soltanto lui, il Wookiee e il Falcon. Quando non avevano nessun’altra responsabilità se non quella di coprirsi le spalle a vicenda… e arricchirsi, ovviamente. Il che, gli ricorda una vocina interiore, non è mai successo.
“Va bene, stiamo per uscire dall’iperspazio”, annuncia prendendo la barra di comando. Mentre la tira a sé, i filamenti di luce tutt’intorno si accorciano e per un attimo il tempo
sembra fermarsi.

È una sensazione che disorienta e alla quale non si abituerà mai, nonostante tutti i salti nell’iperspazio che hanno fatto; ogni volta gli sembra che il suo cervello schizzi da una parte all’altra dello spazio, anche se le budella rimangono a decine di parsec di distanza. In quel momento la loro meta appare chiara e netta davanti a loro: il pianeta Dasoor.
È l’ennesimo mondo in un lungo elenco di pianeti senza legge: anarchico, gestito da bande di ladri che fanno capo,
a loro volta, alle organizzazioni criminali, e pieno di schiavi.
Sarebbe stato un posto orribile persino per il giovane Han.
I ladri, tutto sommato, riesce a sopportarli… ma lo schiavismo gli fa ribollire il sangue nelle vene.
Chewie grugnisce e gorgheggia. “Il piano è sempre lo stesso”, risponde Han. Lo stesso di Ord Mantell, Ando Prime,
Kara-bin e tutti gli altri pianeti. Han si copre l’occhio con un impianto cibernetico: è una lente eliodor telescopica
totalmente finta che non funziona affatto, ma insieme alla sua barba incolta e all’orribile cappello da aviatore che si è infilato in testa gli permette di girare indisturbato senza che nessuno possa riconoscerlo.

“Lo so, amico. Lo so”, replica quando Chewie protesta. “Vorrei che venissi anche tu con me, ma ci riconoscerebbero subito se mi vedessero andare a spasso con uno dei pochi Wookiee liberi della galassia. Dobbiamo trovare
i rifornitori dell’Impero, e questo significa che mi toccherà andarci da solo. Tu resta vicino al Falcon… nel caso le cose si mettano male”.
Corre voce che l’Impero – avendo perso la maggior parte dei suoi rifornitori e delle sue navi negli ultimi mesi – abbia stretto la propria morsa intorno ad alcune organizzazioni criminali che aveva sostenuto per anni e anni. Han ha indagato, fatto domande, addirittura litigato nelle taverne qualche volta (e va bene, più di qualche volta) per scoprire qualcosa di più.

E finora non ci è riuscito.
Chewie ringhia un commento, e Han assente. “Già, spero che a Wedge sia andata meglio. Ora scendiamo in superficie e…”
Il comunicatore crepita e sopra di esso appare un ologramma azzurro.
Han scoppia a ridere e Chewie saluta con la mano.
“Be’”, dice. “Guarda un po’ chi è sbucato dalle frequenze spaziali”.
La donna olografica si mette le mani sui fianchi con aria spavalda. “Ehi, vecchio pirata”.
“Vecchio?”, ripete Han, fingendosi offeso. “Così mi ferisci profondamente, Imra. Io non invecchierò mai”, aggiunge con un sorrisetto.
“Chissà che ne pensa Leia”.
“Questo è un colpo basso”.
“Potresti scaricare la principessa, sai? Togliti quel costume da bravo cittadino rispettoso della legge e torna a fare il furfante”.
“Mi hai chiamato solo per prendermi in giro o hai qualcosa per me, Imra?”
“Abbiamo un’occasione da cogliere al volo”.
Chewie uggiola qualcosa e Han annuisce. “Lo sai che ho voltato pagina, Imra, perciò se…”
L’ologramma della donna scompare e lo sostituisce quello di un pianeta.
Chewie, preoccupato, si alza in piedi e ruggisce, agitando i pugni e colpendo per sbaglio lo stabilizzatore sopra di lui.
Il Falcon all’improvviso sussulta, e Han si precipita a bloccare lo stabilizzatore per fermarlo. Sta quasi per dire al
suo vecchio amico di darsi una calmata, perché qualunque cosa gli sia preso…
Poi capisce tutto all’improvviso.
Quel pianeta è Kashyyyk: il mondo natale di Chewie.
I Wookiee che ci vivono sono ancora sotto il giogo dell’Impero. Chewbacca, un tempo, era uno schiavo proprio
come loro: in catene, affamato e mezzo matto, la pelliccia sudicia, abbatteva i bellissimi alberi wroshyr tutto il giorno
per riempire le casse dell’esercito imperiale. Gli altri Wookiee venivano spesso spediti a destra e a manca per tutta la galassia per lavorare nelle miniere e nei cantieri in cui si costruivano stazioni da battaglia come la Morte Nera. A volte, gli Imperiali usavano quelle povere palle di pelo come cavie per i loro esperimenti con i farmaci e con le armi.
“Va tutto bene, amico. Va tutto bene”, lo tranquillizza Han,dandogli delle pacche sulla schiena e aiutandolo a sedersi.
I muscoli del Wookiee sono tesissimi sotto la sua pelliccia, le zanne snudate. Chewie respira affannosamente. “Che cosa significa che dobbiamo cogliere al volo questa occasione?”
“Il pianeta dei Wookiee è ancora inaccessibile. L’Impero non vuole cederlo, ma è in difficoltà. Di solito le navi entranoed escono per sostituire gli ufficiali e i loro assaltatori, ma i loro numeri non cambiano mai. Solo che questa volta cambieranno”.
“Non ti seguo”.
“Vogliono… come posso dire? Fare un cambio della guardia o qualcosa del genere, forse. Magari hanno bisogno di navi su qualche altro pianeta. Non lo so davvero, Solo. I dettagli sono scarsi, ma sappiamo per certo che le navi che partiranno non verranno sostituite subito. Il che significa che abbiamo qualche giorno di tempo”.
“Quando?”
“Adesso”.
Chewie alza la testa e ulula.
“Adesso?”. Han si sporge sul sedile, improvvisamente preoccupato. “Vuoi dire oggi?”
“Quasi. Il conto alla rovescia inizierà col prossimo ciclo giornaliero”.
“L’Alleanza – la Nuova Repubblica o come diamine si chiama – mi ha affidato questa missione. Ho delle responsabilità. Non posso cambiare idea così, di colpo…”.
Han sa cosa direbbe la Nuova Repubblica. C’è una strategia, e Kashyyyk non merita ancora attenzione. Ha già chiesto più di una volta.
Chewie lo sta guardando in tralice, senza fiatare. Si limita a respirare pesantemente.
In quel momento, Han si rende conto di non essere sembrato neppure lui, un attimo prima. Essere lì con Chewie,
nello spazio, lo ha fatto sentire come ai vecchi tempi, quando andavano dove volevano e facevano quello che volevano. Quando seguivano i loro istinti, cercando da bere e da guadagnare tra una buona azione e una cattiva.
Nel petto di Han arde un fuoco. È il momento di agire. “Mi devi un favore, ti ricordi?”, dice a Imra, riferendosi a quella volta che l’ha aiutata a seminare uno Star Destroyer, facendosi perquisire la nave al posto suo. “Non dirmi che non te lo ricordi…”
“Sì che me lo ricordo. È per questo che ti ho chiamato.Mi avevi detto di farti un fischio se avessi saputo qualcosa sul
pianeta dei Wookiee, e infatti eccomi qui”.
“Non basta”, grugnisce Han. “Dovrai fare di più”.
Imra esita. “Cioè?”
“Chiama tutti. Convoca ogni furfante, contrabbandiere, pirata informatico o ladro che mi deve qualche favore.
Avverti tutti quelli che odiano l’Impero come noi”.
“Temo che non ci vorrà molto”.
“Non importa. Offri loro l’immunità. Avvertili che la Nuova Repubblica è disposta a ripulire completamente
la loro fedina penale”.
“Davvero?”
“Certo”, mente Han. Non è affatto vero, ma farà in modo che lo diventi… in qualche maniera. Poi si rivolge a Chewbacca.
“Ehi, amico. Sai come potremmo contattare gli altri profughi? Roshyk, Hrrgn, Kirratha e via dicendo?”
Sono i pochi Wookiee ad essere scappati da Kessel e dalle grinfie dell’Impero, tra i più irsuti e minacciosi. Oggi sono
mercenari ai quali importa poco della politica e della Nuova Repubblica, ma che sarebbero disposti a fare i salti mortali pur di liberare il loro pianeta d’origine.
Chewie annuisce e grugnisce in assenso.
“Ottimo. Chiamali. Imra, ti affido il resto. Ci incontreremo fuori dalla stazione di Warrin. Oggi stesso, anzi… ieri. Non abbiamo bisogno dell’Alleanza o della Repubblica: faremo a modo nostro”.
Il Wookiee alza il pugno in segno di vittoria.
Imra saluta e sparisce dal proiettore.
“Non abbiamo neppure un piano, amico”, commenta Han.
Il Wookiee ruggisce.
“Dovremo improvvisare”.
Chewie annuisce e ulula.
“Proprio come ai vecchi tempi, eh?”
Chewie abbraccia Han e lo scuote come fosse un dado.
Han sogghigna e scoppia a ridere, mentre cerca di non farsi stritolare.

“E dai, Chewie. Imposta le nuove coordinate: torni a casa, vecchio mio”.

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