Star Wars: Lost Stars – Ecco Thane Kyrell!

Con questo esclusivo estratto del romanzo Star Wars: Lost Stars vogliamo presentarvi il primo dei due protagonisti: il giovane Thane Kyrell, qui impegnato ad assistere all’arrivo in pompa magna di una delegazione Imperiale sul suo pianeta natale, Jelucan!

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L’astronave squarciò il cielo grigio così velocemente da assomigliare più a una scia luminosa, a uno stridio lontano e confuso col vento.
“Quella era una navetta classe Lambda!”, esclamò Thane Kyrell saltellando per l’emozione col dito puntato verso il cielo. “L’hai sentita? L’hai sentita, Dalven?”
Suo fratello gli diede uno scappellotto e sghignazzò.
“Non sai nemmeno come sono fatte quelle astronavi. Sei troppo piccolo”.
“Non è vero. Ti dico che era una navetta classe Lambda. Si capisce dal rumore dei motori…”
“Zitti, ragazzi”. La madre di Thane non si voltò neppure a guardarli, impegnata com’era a tener su l’orlo della gonna color zafferano in modo che non si sporcasse. “Ve l’avevo detto che dovevamo prendere l’hovercraft. Invece ora ce ne andremo in giro per Valentia come dei poveracci”.
“Gli hangar devono essere pieni”, insistette il padre di Thane, Oris Kyrell, con uno sbuffo sprezzante. “Migliaia di persone staranno cercando di atterrare anche se non hanno prenotato. Vuoi davvero passare la giornata a litigare per i diritti di attracco? Meglio andare a piedi. I ragazzi terranno il passo”.
Dalven poteva farcela tranquillamente: aveva dodici anni, le gambe lunghe e torreggiava sul fratellino. Per Thane, invece, i sentieri irregolari della montagna erano molto più difficili da percorrere.

Thane era più basso della maggior parte dei bambini della sua età, e le mani e i piedi grandi, che lasciavano intuire quanto si sarebbe fatto alto, lo mettevano soltanto in imbarazzo. Coi capelli rossi appiccicati alla fronte sudata, desiderava che i suoi genitori gli avessero permesso di indossare i suoi stivali preferiti invece di quelli nuovi: gli pizzicavano i piedi a ogni passo. Tuttavia, avrebbe affrontato una scarpinata ancora peggiore pur di vedere i caccia TIE, le navette e tutte le altre vere astronavi… mica qualche vecchio e arrugginito V-171!
“Era una navetta classe Lambda”, mormorò, sperando che Dalven non lo sentisse.
E invece quello lo sentì eccome. Suo fratello maggiore si irrigidì, e Thane si fece forza. Dalven non lo colpiva mai sul serio in presenza dei loro genitori, ma spesso quelle gomitate e quelle spinte anticipavano le botte che gli avrebbe dato più tardi. Quella volta, però, Dalven non fece nulla. Forse perché distratto dallo spettacolo che avrebbero ammirato: le acrobazie e la potenza di fuoco delle navi della Flotta Imperiale.
O magari era solo imbarazzato perché Thane aveva riconosciuto quella navetta e lui invece no.
Ripete sempre che entrerà nell’Accademia Imperiale, pensò Thane. Lo dice solo per darsi delle arie. Dalven non conosce le navi a menadito come me. Non studia i manuali e non si esercita col glider. Non diventerà mai un vero pilota.
Io invece sì.
“Avremmo dovuto lasciare Thane a casa col droide governante”. Dalven sembrava imbronciato. “È troppo piccolo per queste cose. Tra meno di un’ora comincerà a frignare per tornare a casa”.
“No che non lo farò”, insistette Thane. “Sono grande abbastanza. Vero, mamma?”
Ganaire Kyrell annuì con aria distratta. “Certo che sei grande. Sei nato nello stesso anno dell’Impero, Thane. Non dimenticarlo mai”.
Come avrebbe potuto dimenticare qualcosa che sua madre gli aveva rammentato già cinque volte in quello stesso giorno? Thane avrebbe voluto dirlo, ma Dalven gli avrebbe dato sicuramente un altro scappellotto e suo padre, peggio ancora, lo avrebbe ricoperto di insulti, e le sue parole erano sempre affilate come pugnali. Thane poteva già sentire che lo fissavano; attendevano che mostrasse qualche segno di debolezza o di sfida. E così, il piccolo Kyrell si voltò a scrutare la loro destinazione, la città di Valentia, in modo che né suo padre né Dalven potessero vedere la sua espressione. Era meglio che non sapessero a cosa stava pensando Thane.
Sua madre non lo preoccupava, invece. Del resto, a malapena si accorgeva di lui.
Il vento scosse il suo mantello ricamato a fili azzurri e dorati, facendolo rabbrividire. Esistevano pianeti ben più caldi, luminosi e divertenti. Thane ne era sicuro, anche se non ne aveva mai visitato nessun altro: era impossibile pensare che nella vastità dello spazio non esistesse un pianeta migliore di quello.
Jelucan era stato colonizzato tardi, secondo la storia della galassia, perché probabilmente nessuno era mai stato tanto disperato da andare a vivere su una roccia inospitale ai confini dell’Orlo Esterno. Quasi cinquecento anni prima, un gruppo di coloni era stato esiliato da un altro pianeta non meno sconosciuto. I suoi genitori gli avevano raccontato che quei primi coloni erano finiti nelle valli, poverissimi, e a malapena capaci di sopravvivere.
La vera civiltà era sorta in seguito, circa centocinquanta anni prima, quando una seconda ondata di coloni aveva raggiunto il pianeta in cerca di fortuna. Quei coloni erano riusciti a fondare delle miniere, a stabilire una rete commerciale col resto della galassia e a condurre vite più moderne… a differenza delle popolazioni delle valli, che continuavano a vivere come nomadi e culture pre-tecnologiche. Ovviamente erano Jelucani anche loro, ma erano ostili, orgogliosi e isolati.
Forse gli abitanti delle valli erano ancora arrabbiati perché erano stati abbandonati su quella roccia gelida: in quel caso, Thane non li biasimava affatto.
“Peccato che l’Imperatore non sia potuto venire”, disse sua madre. “Sarebbe stato fantastico conoscerlo di persona”.
Come se all’Imperatore importasse di questo pianeta. Thane sapeva che era meglio non dirlo a voce alta.
Tutti erano tenuti ad adorare l’imperatore Palpatine.
Tutti dicevano che era la persona più coraggiosa e intelligente della galassia, l’unica che era riuscita a portare l’ordine nel caos scatenato dalle Guerre dei Cloni. Thane si chiedeva se fosse vero. Palpatine aveva sicuramente rafforzato l’Impero, diventandone il capo assoluto.
A Thane non importava se l’Imperatore fosse una brava persona oppure no. Il fatto che stesse arrivando l’Impero era una buona cosa perché c’erano anche le sue astronavi. E tutto quello che Thane voleva vedere erano le astronavi. In seguito avrebbe imparato a pilotarle.
Poi, finalmente, sarebbe volato via da quel pianeta per non farvi più ritorno.