I Cavalieri del Nord – La selezione delle illustrazioni interne

Anche se con grande ritardo (vi chiediamo umilmente scusa!) siamo arrivati finalmente a decidere i vincitori del contest artistico in collaborazione con GameArt Gallery per la parte che riguarda le illustrazioni dei capitoli interni.

A causa della grande mole di lavoro che ha travolto noi tutti e anche un po’ per l’indecisione sugli stili così diversi degli artisti partecipanti, abbiamo pensato che coloro che più si sono avvicinati allo spirito del romanzo fantasy di MATTEO STRUKUL – I Cavalieri del Nord  sono ‪i nomi che vi elenchiamo qui sotto. 

Le immagini che vedete potranno subire modifiche e piccoli cambiamenti in fase di edizione del libro, per due motivi: questi sono per lo più bozzetti che andranno rifiniti e perchè probabilmente ci saranno esigenze di impaginazione in corso d’opera.

Il libro inoltre conterrà una mappa approfondita di tutti i luoghi della storia. Si preannuncia un’edizione straordinaria, nel segno di quanto già fatto per The Queen Of The Tearling #Multipop

Ispirato al Capitolo 1 – Didascalia: Wolf, vincitore ma sfinito. 

“[…](Wolf) ormai esausto, allargò le braccia e si abbandonò sfinito su quel pezzo di terra, sullo scudo bianco di neve e rosso del sangue dei nemici, mentre i suoi occhi grigi s’incavicchiavano nel piombo del cielo.
Guardò i corvi che sbattevano le ali lucide, gracchiando una cantilena di morte che pareva celebrare la fine di quella giornata terribile. Il cuore sembrava uscirgli dal petto.
Sentiva il respiro mozzarsi dentro di lui. E alla fine giunse il silenzio. Allora chiuse gli occhi. E pianse. Tutte le lacrime che gli erano rimaste. […]”

NOTA: L’abbigliamento dei monaci guerrieri della cavalleria dell’Ordine Teutonico era composto da una cotta di maglia di ferro scollata, a maniche lunghe e estesa fino al ginocchio, integrata da un cappuccio, guanti e calze dello stesso materiale; una sopravveste di lino bianco con croce nera in evidenza e un elmo normanno. Wolf ha diciassette anni, occhi verdi e lunghi capelli neri, unica vanità che si concede rispetto alla norma dei capelli corti della rigida disciplina ascetica dell’Ordine.

‪#‎capitolicavalieridelnord‬

I cavalieri del nord_cap 1_RZoppello

RICCARDO ZOPPELLO 
Ispirato al Capitolo 6 – Didascalia: La favola della Neve e della Luna come una miniatura

“Vedi Wolf – continuò Kaspar – ci sono molte storie che si raccontano a proposito di Neve e Luna ma una, fra tutte, è la mia preferita. […] tanto tempo fa Neve e Luna erano proprio due sorelle.

In principio, entrambe avevano i capelli color argento e la pelle bianchissima.
Gli occhi erano talmente chiari da essere di un azzurro quasi trasparente. Entrambe amavano disperatamente il Buio e solo quando il Sole decideva di andare a dormire se ne uscivano di soppiatto dalla porta della loro capanna.
Erano felici di lasciarsi abbracciare dal Buio e in cambio brillavano per lui, insieme. […] Inutile dire che il Sole ne era profondamente invidioso […] Brillava splendido, certo, ma né Luna né Neve volevano stare vicino a lui. […] Perciò, un bel giorno, all’imbrunire, si fermò dietro l’orizzonte e, non appena vide che le sorelline stavano per correre fuori dalla capanna, le ghermì con i suoi lunghi raggi, portandole al suo cospetto.
Il suo calore era così forte e le due sorelle soffrivano tanto, soprattutto Neve che oltre al Buio, amava suo fratello, il Freddo. Perciò Luna si rifiutò di brillare per lui e, abbracciando Neve, così pallida ormai che pareva scomparire, provò a proteggerla dai raggi di quell’astro prepotente che, da egoista qual era, voleva solo essere omaggiato.
Naturalmente, quel diniego non piacque affatto al Sole.
Fu così che decise di dividere per sempre le due sorelle e fermò Luna in Cielo, tenendola imprigionata in una rete fatta di Stelle.
Poi, non contento, ordinò che Neve cadesse ogni volta che voleva dalla volta celeste per rimanere però a terra. […] Fu così che, da quel giorno, Neve e Luna sono sempre divise: una in alto e l’altra in basso.”

barbara miele capitolo 6

BARBARA MIELE
Ispirato al Capitolo 13 – Didascalia: La marcia dei cavalieri in una luce malata
“Dobbiamo raggiungere Kokenhausen e lì liberarci della ragazza – sibilò Kaspar – non dovrebbe mancare ancora molto”.
Stavano cavalcando ormai da ore.
La giornata era immersa in una luce malata, debole, che illuminava a malapena la pianura.
La stavano percorrendo dopo aver superato la foresta.
Campi incolti e coperti di neve si stendevano davanti a loro a perdita d’occhio.
Le froge fumanti dei cavalli accendevano torri di vapore azzurrino che si arrampicavano verso il cielo.
L’abate Bederke cavalcava al suo fianco […] il pallido sole, in cielo, allungava raggi sottili e fragili come bava di ragno.
capitolo 13 MIozzoli
MARCELLO IOZZOLI
Ispirato al CAPITOLO 16 – Didascalia: Kira e Wolf nel tepore della stalla
Kira si era un po’ alla volta ripresa.
L’avevano lasciata nella gabbia del carro.
Le sbarre di ferro continuavano a disegnare a strisce il mondo che le stava attorno. […] Rimanere nelle stalle (dei cavalli) regalava un tepore meraviglioso. […] Di fronte a lei stava il ragazzo, Wolf […] appoggiò per terra la grande ciotola di legno e il boccale.

Infilò la chiave e aprì la porta della gabbia. Le portò il cibo.
Kira prese la ciotola con lo stufato di cervo, i mirtilli e il pane.
Wolf le diede una forchetta di legno. La ragazza cominciò a mangiare. […]Rimase a guardarla rapito. […]
Perché era talmente bella. Le mani bianche dalle dita sottili eppure forti. Le unghie laccate di smalto nero.
Lasciò che lo sguardo indugiasse sul suo corpo atletico ma per nulla spigoloso, anzi.
Ben modellato e pieno nei punti giusti, nonostante quella sorta di gonnellina corta in pelle, gli stivali e quel che restava della casacca non fossero esattamente l’abbigliamento più femminile di cui lui avesse memoria. […]Wolf si decise a recuperare un fagotto che aveva messo da parte quando era arrivato e ne tirò fuori una camicia pesante, un paio di brache e una giubba.
Le porse gli abiti. […] Kira prese i vestiti. Li osservò con attenzione, ne saggiò la robustezza delle rifiniture, accarezzò con le mani il tessuto grezzo e spesso della giubba. Annuì. […]
Poi, senza aggiungere altro, gli prese la mano nelle sue.
Lui sentì quelle dita morbide ma forti che gliela giravano a palmo in su. L’indice della ragazza seguì le linee della sua pelle.
Poi alzò gli occhi:

“Avrai una vita piena di tormento e passione”.

NOTA: D’ora in poi Kira vestirà una giubba borchiata in pelle e dei pantaloni scamosciati con gli stivali alti: l’abbigliamento con cui dimostrerà di essere una formidabile guerriera con spada, arco e frecce.

Samuele Arcangioli cap 16
SAMUELE ARCANGIOLI
Ispirato al CAPITOLO 25 – Didascalia: Kira torna libera combattendo coraggiosamente un branco di lupi con frecce incendiarie
L’avevano portata a lavarsi il viso.
Era stata una liberazione. […] Aveva appena indossato la giubba invernale e allacciato gli stivali di pelle che qualcosa era esploso tutto attorno in un ululato di rabbia. Si voltò.
Vide i tre cavalieri che l’avevano scortata fino all’acqua estrarre le spade; le torce strette nelle mani che scintillavano nel buio.
Oltre loro, decine di occhi gialli immillavano lampi nella notte appena scesa mentre un ringhio primevo grattava il buio. Lupi. […] Piantarono le torce nella neve creando una prima linea di difesa mentre Kira riusciva a infiammare un secondo mucchio di legno. Riuscirono così a formare un cerchio attorno al punto in cui giaceva il cavaliere ferito. […]recuperò arco e faretra dal cavaliere rimasto a terra dietro di lei.
Estrasse le frecce dalla faretra e le rovesciò sul terreno.
Strappò una striscia di tela dalla sua camicia e la fece a pezzi. Corse là dove aveva visto scintillare il liquido denso e viscoso sul tronco e impregnò di resina i piccoli pezzi di stoffa che aveva ottenuto. […] Avvolse i quadrati di tessuto imbevuti di resina attorno alla parte finale di ciascun dardo, facendone degli stoppini improvvisati. […] Immerse la prima freccia fra le fiamme […]
Lingue arancioni si sollevavano crepitando dalla punta del dardo. Incoccò il primo, tendendo l’arco. Scoccò.
La freccia fece una breve corsa tracciando una scia rossa nel buio e andò a piantarsi nella schiena di una delle belve più vicine.
Luca Negri cap 25
LUCA NEGRI